lunedì 29 agosto 2011

ASSIGNMENT 6 / PUBMED e la letteratura scientifica

Incredibile ma vero, già conoscevo questo servizio web prima che il professore ce ne spiegasse funzione e utilizzo, merito del passaparola tra "apprendisti" medici...;) Si tratta di un aggiornatissimo database, gestito da due enti, la U.S. National Library of Medicine e il National Institutes of Health, dove sono archiviate oltre 20 milioni di citazioni relative alla letteratura biomedica; le informazioni raccolte provengono da svariate fonti, clinical trials, editoriali, riviste, congressi scientifici e chi più ne ha, più ne metta. 

PubMed può quindi definirsi un motore di ricerca avanzato e specifico, pari a Google in semplicità d'applicazione, superiore in affidabilità. Senza nulla togliere alla qualità delle informazioni trovate navigando con l'ausilio del secondo, infatti, i papers che compaiono su PubMed, in quanto documenti ufficiali accreditati, hanno obbligatoriamente subito in precedenza una rigorosa revisione da parte di specialisti del settore, sistema questo noto come "peer-reviewing". Tale processo richiede tuttavia tempo, e l'accuratezza dei referi nella correzione dei testi si paga in termini di tempestività della stampa.


Anche se molte pubblicazioni non sono accessibili  nella loro interezza e richiedono un abbonamento per poter venire liberamente consultate, alcune risultano invece aperte e disponibili in formato pdf, per esempio, cosa che permette al lettore di scaricarle e salvarle sul proprio pc. Ciò dipende dalla politica adottata dalla "casa editrice" cui l'articolo in questione fa riferimento: se i lavori da quest'ultima acquisiti sono destinati a un pubblico circoscritto, noi comuni mortali saremo costretti a sborsare (ma dai?!) quattrini per assurgere allo status necessario che ci conferisca la facoltà di leggerli...

Qui subentra la diatriba sul copyright, i diritti d'autore che, sebbene ideati con l'intento di tutelare chi sulla composizione ha effettivamente lavorato, nella pratica di tutti i giorni passano senza troppe cerimonie nelle mani degli intermediari che hanno "cura" di diffondere tali ricerche, studi e scoperte.
C'è chi si contenta di aver contribuito all'accrescimento del patrimonio culturale pubblico e chi sopperisce a queste nobili soddisfazioni coi proventi che ne derivano.  Che si speculi pure sulla divulgazione scientifica non desta certo meraviglia!! Quello che mi domando, da ignorantissima in materia, è: di quanto viene gonfiato il guadagno dell'editore su una pubblicazione che si rivela fondamentale nel proprio campo di ricerca rispetto a quello che gli spetta? E di quanto, parimenti, gioverà il ricercatore? Magari quest'ultimo sarà felice di farsi una reputazione, un nome insomma, e forse gli basterà. Ma perchè all'imprenditore il giusto corrispettivo al proprio ufficio sembra non bastare?
Forse perchè lo spirito insito a ciascuna professione spinge ad agire in un modo piuttosto che in un altro. Forse perchè tutti abbiamo bisogno di tutti e per convivere bisogna scendere a patti. Forse perchè il termine "giustizia" è flessibile, e in ogni situazione, paese, momento storico, classe sociale assume un valore diverso. E forse questo è un bene...o no?
Beh, adesso basta con le domande retoriche..:) passiamo all'azione. ;D

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